We Wealth | Btp, i fondi a scadenza sono una valida alternativa?

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Lunedì 4 marzo - We Wealth

Il successo dei fondi obbligazionari a scadenza in un mercato dominato dai rendimenti elevati dei Btp: pro e contro di un prodotto da valutare con cura

La crescente attrattiva dei Btp, i cui rendimenti sono da mesi molto più elevati rispetto al recente passato, ha ostacolato la vendita di praticamente tutte le categorie di fondi d'investimento, ad eccezione dei fondi obbligazionari, che hanno registrato un ingresso di 24 miliardi di euro di nuovi capitali nel 2023. Secondo Alessandro Rota, direttore dell'Ufficio studi di Assogestioni, il traino principale all'interno di questa categoria è arrivato dai fondi a scadenza. Il successo di questi prodotti è probabilmente dovuto alla loro somiglianza, almeno in superficie, con i bond. Se il Btp piace per la certezza della cedola e della restituzione del capitale a scadenza, il fondo o Etf a scadenza cerca di replicare questa struttura, indicando una data di chiusura in cui il fondo viene rimborsato e, in alcuni casi, si prevede il pagamento di cedole periodiche. Il gestore che segue questa strategia acquista un portafoglio di obbligazioni la cui durata sia compatibile con l'orizzonte temporale del fondo e, a differenza dei fondi obbligazionari tradizionali, le tiene ferme fino alla loro scadenza naturale.

Fondi a scadenza, che valore portano
Il principale vantaggio per chi non dispone di somme elevate per investire in una pluralità di obbligazioni è che, acquistando un fondo a scadenza, il risparmiatore può diversificare in modo ampio e facile il proprio portafoglio. Investire 5.000 euro su un solo Btp espone completamente al rischio di insolvenza dello Stato italiano, mentre investire la stessa somma in un fondo obbligazionario a scadenza significa esporre il portafoglio a decine di aziende o stati differenti. La diversificazione riduce i rischi e, se fatta nel modo giusto, non sacrifica troppo i rendimenti (anzi, a volte li aumenta).

Tuttavia, il problema dei fondi comuni a scadenza è che questa comoda diversificazione spesso comporta una significativa rinuncia sui guadagni, a causa degli elevati costi che gravano su questi prodotti. Un'analisi di Morningstar che ha mostrato i primi cinque fondi a scadenza per masse gestite ha indicato oneri ricorrenti compresi tra l'1% e l'1,3%. Si tratta di costi che si sottraggono ai rendimenti e rendono molto difficile pareggiare il rendimento di un Btp nell'orizzonte temporale tipico dei cinque anni. Inoltre, i fondi più venduti prevedono anche commissioni di ingresso o uscita che riducono, una tantum, il capitale iniziale investito o quello del risultato finale. Questa struttura di costi complessa si confronta, nel caso del Btp o degli altri titoli obbligazionari acquistati sui mercati, con una modesta commissione di transazione (non ricorrente): da quel momento in poi, se si tiene il titolo fino alla scadenza, si può facilmente prevedere quanto si guadagnerà, poiché le cedole e il capitale rimborsato sono certi.

Al contrario, i fondi a scadenza, di norma, non prevedono la garanzia della restituzione del capitale investito a fine investimento. E, per quanto riguarda le cedole, il meccanismo è ancora più opaco. Il fondo si impegna in molti casi a pagare una cedola predeterminata al sottoscrittore, “ma poi è specificato nei prospetti che, nel caso in cui il fondo non ottenga il rendimento promesso, venga restituito sotto forma di cedola il capitale investito”, ha affermato a We Wealth l'analista di Consultique Scf, Rocco Probo. Questo significa che si riceve una cedola che, in parte, contiene gli stessi soldi che il cliente aveva conferito nel fondo e non un “vero” rendimento.

Etf a scadenza, il vantaggio dei costi più bassi
Negli ultimi mesi, ai fondi a scadenza si sono affiancati gli Etf a scadenza, che presentano una struttura più semplice e, soprattutto, costi più bassi. I 19 Etf a scadenza disponibili in Italia, forniti da Xtrackers e iShares (BlackRock), hanno costi ricorrenti pari allo 0,12% - circa dieci volte più bassi rispetto ai fondi comuni a scadenza più diffusi. Questo contribuisce ad aspettative di rendimento relativamente più elevate. Che possano "battere" il titolo di Stato italiano, uno dei più generosi d'Europa, sul terreno del rendimento rimane una bella sfida.

A fronte dell'eterogeneità dei fondi a scadenza, il confronto con gli Etf a scadenza risulta più semplice, ha affermato Probo, benché le obbligazioni sottostanti siano emesse da aziende private e non da stati. Btp ed Etf di questo tipo si caratterizzano per una scadenza prefissata, quindi una durata media finanziaria che si riduce giorno dopo giorno. Gli Etf a scadenza, a differenza del Btp, hanno numerosi sottostanti, riducendo pertanto il rischio di credito dell'investimento e praticamente eliminando il rischio Italia, ha aggiunto l'analista di Consultique, ricordando i benefici di una diversificazione che non sia eccessivamente concentrata su un unico Paese.

Oltre a ciò, gli Etf a scadenza hanno dei rendimenti lordi più elevati rispetto al Btp di pari scadenza, tuttavia sono svantaggiati dai costi ricorrenti e dalla differente tassazione. Sugli Etf a scadenza, infatti, impatta una tassazione del 26%, più del doppio di quella sostenuta sui redditi generati dai Btp, tassati al 12,5%.

E' possibile che il consulente finanziario possa suggerire Etf o fondi a scadenza per affiancare un portafoglio già ben diversificato di Btp. In questo caso, la diversificazione che questi prodotti possono offrire permette di aggiungere rendimento senza legare troppo il destino del proprio risparmio alle finanze dello Stato italiano. Gli Etf e i fondi a scadenza non sono l'unica alternativa per diversificare, anche se i fondi obbligazionari classici sembrano aver perso un po' di attrattiva dopo la clamorosa caduta del 2022. "La struttura a scadenza dei prodotti è sicuramente apprezzata dalla clientela", ha concluso l'esperto di Consultique, "ma i pro e i contro di ciascuno strumento devono essere considerati nella costruzione di un portafoglio senza eccessive concentrazioni di rischi".

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