We Wealth | Btp Più promosso, perché conviene: l’opinione degli esperti

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Venerdì 21 febbraio - We Wealth

Con il Btp Più il Tesoro è stato più generoso del previsto, offrendo una flessibilità interessante e rendimenti sopra il mercato nei primi 4 anni

Il Btp Più ha raccolto 14,9 miliardi di euro alla fine dei cinque giorni di emissione con 451.831 contratti. Chi ha comprato ha fatto un buon affare? Se le cedole offerte dal Tesoro non bastano a rispondere alla domanda, vediamo pro e contro con l’aiuto di alcuni esperti.

Le caratteristiche del Btp Più: un ripasso (aggiornato a fine emissione)

-Durata: 8 anni
-Cedole: 2,85% lordo annuo per i primi quattro anni, 3,7% lordo per il secondo quadriennio (contro il 2,8% e il 3,6% inizialmente annunciati)
-Pagamento: cedola ogni tre mesi
-Opzione di uscita: possibilità di recuperare il capitale investito dopo quattro anni, senza rischio di perdite sul capitale (distintivo del Btp Più)
-Vantaggi fiscali: tassazione agevolata al 12,5%, esclusione dalle imposte di successione, esclusione fino a 50mila euro dal calcolo dell’Isee (vantaggi comuni a tutti i Btp)
-Liquidità: può essere venduto in qualsiasi momento sul mercato, con possibilità di guadagno o perdita a seconda delle condizioni (caratteristiche comuni a tutti i titoli obbligazionari)

Il Btp Più: un’offerta ben assortita?
Andrea Carboni, fondatore di Hcinque e presidente di AssoScf, lo sintetizza così: “I rendimenti del Btp Più sono leggermente migliori di quelli sul secondario per scadenze equivalenti”. Questo rende l’emissione interessante per chi investe in titoli di Stato italiani con un orizzonte di 4 o 8 anni.

“In più c’è l’opzione di uscita dopo quattro anni che garantisce, in caso di violenti rialzi dei tassi, di potersi spostare su strumenti equivalenti con un margine di profitto. Infine, non ci sono commissioni”, aggiunge Carboni. Insomma, tutto considerato: “perché no?”.

Secondo Rocco Probo, analista di Consultique Scf, “sull’intera durata del titolo pari a otto anni, il rendimento è piuttosto allineato ai rendimenti disponibili già a mercato (3,2%)”. Tuttavia, “la particolarità e l’utilità del titolo la si può apprezzare meglio su un orizzonte temporale di quattro anni”.

Probo sottolinea che “il tasso cedolare sui primi quattro anni, pari al 2,80%, è competitivo rispetto a un Btp a quattro anni che attualmente scambia con un rendimento attorno al 2,70% (venerdì era il 2,60%)”. Insomma, se si punta a un investimento di quattro anni, il Btp Più batte il Btp classico.

Ma non è tutto: se i tassi scendono, una cedola iniziale più alta del mercato implica un maggiore potenziale di aumento del prezzo. “Oltre al vantaggio in termini di rendimento, il Btp Più permetterebbe di beneficiare di una eventuale rivalutazione del prezzo sul mercato secondario se i tassi a quattro anni tra quattro anni saranno inferiori al 3,60%”, spiega Probo. “Oppure, offre la flessibilità di rimanere investiti per altri quattro anni con una protezione in caso di rialzo dei tassi sia sul rischio Paese sia sul rischio di credito dell’Italia”.

Solo vantaggi? Secondo Probo, il problema è che l’opzione di uscita a capitale garantito dopo quattro anni vale solo per chi acquista il Btp Più in emissione. Sul mercato secondario, quindi, il titolo potrebbe risultare meno attraente rispetto a un Btp tradizionale, perché non conserverà questo vantaggio per i nuovi acquirenti.

“Gli investitori che sottoscrivono dovranno quindi sempre ricordare che per i primi quattro anni il valore e la volatilità riscontrabili sugli home banking o sui report di analisi potrebbero non rappresentare l’effettivo valore, che include l’opzione implicita”, avverte Probo. Ad esempio, piuttosto che vendere in perdita al terzo anno, sarà strategico attendere il rimborso a 100 offerto dal Tesoro al termine del primo quadriennio.

Un altro elemento da considerare è l’andamento dei tassi. “Da venerdì i tassi sono aumentati di circa 10 punti base sia sulla scadenza a quattro anni che sulla scadenza a otto anni”, aggiunge Probo. “Non sarebbe da escludere, quindi, la possibilità che i tassi vengano ritoccati verso l’alto”.

Barbara Maria Giani, responsabile dell’area obbligazionaria di SoldiExpert Scf, conferma la validità dell’emissione: “Con la comunicazione dei tassi minimi garantiti abbiamo avuto la conferma che il Mef cerca di coccolare i suoi investitori”.

Anche in questo caso, il confronto con i Btp già presenti sul mercato è a favore del Btp Più. “Già con le emissioni del Btp Valore il Tesoro aveva offerto rendimenti leggermente superiori rispetto ai titoli tradizionali. Lo stesso accade con il Btp Più, almeno per il primo quadriennio, dove il rendimento è allineato o leggermente superiore a quello di altri titoli di Stato”.

Ma secondo Giani, il vero valore aggiunto è l’opzione di uscita a 100 dopo quattro anni. “Questa opportunità può apparire marginale a un occhio disattento, ma mostra tutto il suo valore proprio in caso di scenario avverso”, sottolinea.

Un aumento dei tassi, infatti, farebbe scendere il prezzo delle obbligazioni in circolazione. “Difficile oggi ipotizzare un forte rialzo della curva dei tassi, ma se accadesse, l’investitore potrebbe cambiare cavallo senza subire oscillazioni di prezzo, grazie alla possibilità di rimborso anticipato”, dice Giani.

Inoltre, il premio fedeltà incorporato nel meccanismo del Btp Più è superiore a quello di altre emissioni destinate agli investitori privati. “Oggi il 2,8% di rendimento per un titolo che nel 2029 durerà ancora quattro anni può apparire elevato, ma in realtà è difficile fare previsioni in un contesto economico e geopolitico incerto. Rimandare la decisione al 2029 per valutare se tenere o uscire è un vantaggio di non poco conto”, conclude.

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