Un paniere con un impatto in termini di emissioni di gas serra inferiore rispetto al livello di un classico indice tende a sottoesporsi su alcuni settori. Ecco quali. Per l’importanza e l’impatto internazionale del tema decarbonizzazione può essere utile confrontarsi con un consulente che possa aiutare a trovare le soluzioni migliori.
La questione più spinosa alla COP27 è stata la compensazione dei danni causati dal cambiamento climatico nei paesi a basso e medio reddito. Sono in discussione la creazione di un sistema globale di assicurazione contro i danni climatici finanziato dai paesi avanzati, così come la creazione di un meccanismo che preveda l’attribuzione di carbon credits ai paesi in via di sviluppo vincolata alla riduzione delle emissioni ad effetto serra del settore energetico. Il problema della compensazione per i danni causati dal cambiamento climatico tra paesi avanzati e in via di sviluppo è sul tavolo delle trattative da decenni. E i passi in avanti sembrano pochi.
Cop 27 e scelte di investimento
La riaccensione temporanea delle centrali a carbone per far fronte alla crisi energetica è una soluzione di emergenza per garantire la sicurezza energetica nel breve periodo “ma non segnala certo un’inversione di rotta” commenta Dario Mangilli, Head of Sustainability di Impact SGR spiegando che “la strada verso la decarbonizzazione è irreversibile. Gli investimenti in tecnologie pulite nei prossimi anni subiranno un’accelerazione straordinaria, eolico, fotovoltaico e combustibili rinnovabili in primis.
Quello che l’attuale crisi energetica sta bruscamente ricordando è che decarbonizzazione e sicurezza energetica sono due lati della stessa medaglia. Se si vogliono adottare strategie di decarbonizzazione efficaci, bisogna decarbonizzare garantendo allo stesso tempo la sicurezza energetica, senza la quale lo sviluppo di energie pulite rischia di essere ostacolato da tensioni sociali e politiche crescenti”.
Asset class
Ad oggi abbiamo ancora bisogno per far funzionare i trasporti, il sistema elettrico e generare calore in processi industriali o per riscaldare gli edifici di molti combustibili fossili. In futuro non sarà più così. Decarbonizzare vuol dire ridurre la dipendenza da combustibili fossili, non interromperne l’utilizzo bruscamente, anche perché con l’attuale crisi energetica si vede molto drammaticamente quanto i combustibili fossili siano ancora indispensabili per garantire la sicurezza energetica. “Va ricordato in termini chiari quanto messo in risalto nell’ultimo World Energy Outlook dell’International Energy Agency: l’attuale crisi energetica non è dovuta a bassi livelli d’investimento nello sviluppo di fonti fossili, ma da investimenti non sufficientemente elevati in energie pulite negli ultimi 15 anni. Ancora oggi i combustili fossili ricevono più sussidi a livello globale di quanto si investa in energie pulite. Le aziende energetiche stanno accelerando la transizione dei propri modelli di business” spiega Impact Sgr. Le aziende che sono su traiettorie di decarbonizzazione coerenti con il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 possono rappresentare quindi opportunità d’investimento molto interessanti.
Come selezionarle?
“È essenziale che le aziende oil&gas utilizzino gli extra-profitti dell’ultimo anno per incrementare gli investimenti in tecnologie pulite e non per finanziare buyback”. Una prima scrematura, dunque, può essere questa. Quanto l’azienda x sta investendo in nuove tecnologie verdi? È possibile costruire un portafoglio “decarbonizzato”?
Le scelte di portafoglio
“Probabilmente è ancora troppo presto per un’analisi completa del livello di decarbonizzazione di un portafoglio. Non tutti gli emittenti ancora offrono un dettaglio del livello delle emissioni di gas serra prodotte dalle società sottostanti un determinato prodotto di risparmio gestito. Nei casi in cui si abbiano dei dati a disposizione, tuttavia, alcune considerazioni possono essere dedotte” commenta Rocco Probo di Consultique. Un portafoglio azionario con un impatto in termini di emissioni di gas serra inferiore rispetto al livello di un classico indice azionario tende a sottoesporsi su alcuni settori. In particolare, spiega Consultique sono sottopesati “i settori come quello tecnologico, quello dell’energia e della telecomunicazione. Viceversa, si assiste ad una sovraesposizione verso i settori dell’health care e finanziari soprattutto. Oltre a queste considerazioni in termini di allocazione per settori, si nota tipicamente in portafogli con un minore intensità di carbonio, un livello di P/E e di P/BV maggiori rispetto a portafogli privi di tale filtro. Alla luce di ciò possiamo chiedere a un consulente quanto sia decarbonizzato il nostro portafoglio.
“Una volta che i dati saranno sufficientemente elevati da consentire dei confronti più completi, un parametro di confronto per stabilire la misura della decarbonizzazione di un portafoglio continuerà ad essere il livello osservato dal benchmark di categoria. Il confronto all’interno di un peer group in termini relativi seguirà quindi un approccio simile a quanto avviene nelle valutazioni di natura finanziaria. A tali confronti relativi, si potrebbero aggiungere poi dei livelli assoluti nei casi in cui si individuassero dei livelli di intensità di carbonio ritenuti sostenibili da un punto di vista ambientale.”
Quello che è chiaro è che il processo di decarbonizzazione del mondo, ancora più ora che Cop 27 è arrivata a conclusioni magari incomplete ma sicuramente motore di grandi investimenti, apre opportunità di investimento interessanti per il proprio portafoglio. Per l’importanza e l’impatto internazionale del tema decarbonizzazione può essere utile confrontarsi con un consulente che possa aiutare a trovare le soluzioni migliori per ogni portafoglio, come ad esempio: che quota del portafoglio riservare agli investimenti sul tema decarbonizzazione? Quali sono i fondi più interessanti su questa asset class? Quali le prospettive di lungo periodo sui mercati azionari per le società attive su questo fronte? Meglio puntarci tramite azioni o obbligazioni “green”?
Sofia Fraschini