ESMA, COSTI DEI FONDI TROPPO ALTI PER PERFORMANCE DELUDENTI
La performance media dei fondi comuni di investimento non è stata superiore allo 0,2% nel 2018, mentre era dell’8,3% in termini lordi per un investimento di un anno nel 2017.
I costi dei fondi per gli investimenti di un anno sono stati dell’1,5% nel 2018 rispetto all’1,6% nell’anno prima.
I clienti retail pagano in media circa il 40% in più rispetto agli investitori istituzionali in tutte le classi di attività.
I costi sono stati superiori all’1,5% nel caso dei fondi azionari attivi, mentre in media si sono aggirati intorno allo 0,6% per passivi ed Etf.
Secondo il report annuale dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, dal 2018 al 2019 le performance medie dei fondi sono crollate e le previsioni per il post coronavirus non promettono nulla di buono. Il costo degli strumenti finanziari è invece rimasto stabile, tutto a discapito dei rendimenti – specie della classe retail.
Ecco tutti i numeri:
Costi pagati dagli investitori al dettaglio significativamente più alti di quelli pagati dagli investitori istituzionali e – complici le brutte performance del 2019 – i rendimenti netti rimangono molto più bassi per questa categoria di investitori. Ma non è tutto: secondo il rapporto annuale di Esma che analizza l’evoluzione degli strumenti finanziari dal 2008 a oggi, a causa dei maggiori costi, i ritorni sui fondi gestiti attivamente sono inferiori, in media, a quelli gestiti passivamente.
I DATI
· Rendimenti volatili: la performance media del fondo non è stata superiore allo 0,2% nel 2018, mentre era dell’8,3% in termini lordi per un investimento di un anno nel 2017. Attualmente, poiché la pandemia di covid-19 colpisce i mercati dei titoli, gli investitori devono essere preparati a vedere significativi impatti negativi sui loro portafogli;
· Costi dei fondi: i costi, invece, sono rimasti sostanzialmente stabili e sono diminuiti solo marginalmente nel tempo. Per gli investimenti di un anno sono stati dell’1,5% nel 2018 rispetto all’1,6% nel 2017. In caso di bassa performance lorda annuale, l’impatto sui costi sui rendimenti finali degli investitori al dettaglio è più forte;
· Investitori retail: i costi continuano ad avere un impatto significativo sul valore finale di un investimento. I clienti al dettaglio pagano in media circa il 40% in più rispetto agli investitori istituzionali in tutte le classi di attività. Un ipotetico investimento al dettaglio decennale di 10mila euro in azioni, obbligazioni e fondi misti ha dato un rendimento netto di circa 16.160 euro per il periodo 2009-2018, con costi pari a circa 2.800 euro;
· Rischi: esposizioni a rischio più elevato comportano costi più elevati indipendentemente dalla classe di attività;
· Fondi attivi e passivi: sebbene i fondi Oicvm gestiti attivamente abbiano registrato sovraperformance lorde rispetto ai passivi e agli strumenti Etf, la differenza non era abbastanza elevata da compensare i maggiori costi addebitati dai fondi attivi. I costi erano superiori all’1,5% nel caso degli azionari attivi, mentre in media si aggiravano intorno allo 0,6% per i passivi ed Etf;
· Fondi di investimento alternativi: i dati sui costi continuano a non essere disponibili. I rendimenti lordi sono stati negativi per i tipi di fondi di investimento alternativi con grandi quote di investitori al dettaglio: -2,1% per i fondi di fondi e – 3,3% per la categoria Altro. Ciò riflette le scarse prestazioni osservate in tutte le classi di attività, in particolare alla fine del 2018.
“Il rapporto evidenzia la continua necessità per gli investitori al dettaglio di ricevere chiare informazioni sull’impatto dei costi sui rendimenti che possono aspettarsi di ricevere, consentendo loro di prendere decisioni di investimento informate – ha commentato il presidente Esma Steven Maijoor – Questo è un elemento chiave per raggiungere l’obiettivo di protezione degli investitori dell’Esma“.
I consulenti indipendenti
“I dati del report non fanno altro che confermare ciò che i consulenti indipendenti affermano da sempre, in base delle analisi condotte sui portafogli degli investitori”, ha commentato Luca Mainò, vicepresidente di Asso Scf. “Grazie alla consulenza indipendente è più facile per i risparmiatori retail individuare advisor e società indipendenti che li possano affiancare nella scelta degli investimenti più efficienti. Nel recente documento Esma di technical advice alla Commissione Europea, sull’impatto degli incentivi e della rendicontazione dei costi ai sensi di Mifid2 – prosegue Mainò – emerge infatti che la disclosure sui costi non sembra aver portato effetti sul tipo di servizio offerto dal sistema, in quanto per i clienti pare più importante il rapporto di fiducia con l’intermediario, che spesso è però basato su un’asimmetria informativa che non permette di avere completamente sotto controllo l’insieme dei dati sul proprio patrimonio.
C’è da dire che da diversi anni Borsa Italiana permette agli asset manager di quotare i propri fondi sul mercato ATFund, con un significativo risparmio per i clienti che arriverebbero addirittura a beneficiare di fees vicine ai livelli di quelle delle classi istituzionali; ma questa possibilità non ha riscosso molto successo, probabilmente per il fatto che non si vuole ‘disturbare’ l’industria distributiva.
Con i Consulenti Autonomi e le Società di consulenza finanziaria (riuniti rispettivamente in Nafop e AssoSCF), anche l’industria del risparmio si sta avvicinando al modello fee only. Oltre al fatto che alcune società di gestione hanno già predisposto delle classi clean fee, stiamo assistendo a nuovi servizi di banche e Sim che mettono a disposizione degli investitori con un contratto di consulenza indipendente con un Cfa o una Scf, tecnologia e strumenti ad hoc. Uno dei vantaggi per il cliente di queste nuove iniziative è proprio quello di poter sottoscrivere fondi o Sicav beneficiando del rebate in conto corrente della differenza di fee tra classe istituzionale e retail. In sostanza l’intermediario liquida al cliente direttamente in conto corrente il maggior costo della classe retail rispetto a quella istituzionale. Questo è solo l’inizio di una rivoluzione che investirà l’intera industria e, grazie alla consulenza indipendente che ha oramai innescato un processo virtuoso, porterà i benefici maggiori proprio agli investitori retail e alle loro famiglie”.
Livia Caivano - 10 Aprile 2020
I costi dei fondi per gli investimenti di un anno sono stati dell’1,5% nel 2018 rispetto all’1,6% nell’anno prima.
I clienti retail pagano in media circa il 40% in più rispetto agli investitori istituzionali in tutte le classi di attività.
I costi sono stati superiori all’1,5% nel caso dei fondi azionari attivi, mentre in media si sono aggirati intorno allo 0,6% per passivi ed Etf.
Secondo il report annuale dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, dal 2018 al 2019 le performance medie dei fondi sono crollate e le previsioni per il post coronavirus non promettono nulla di buono. Il costo degli strumenti finanziari è invece rimasto stabile, tutto a discapito dei rendimenti – specie della classe retail.
Ecco tutti i numeri:
Costi pagati dagli investitori al dettaglio significativamente più alti di quelli pagati dagli investitori istituzionali e – complici le brutte performance del 2019 – i rendimenti netti rimangono molto più bassi per questa categoria di investitori. Ma non è tutto: secondo il rapporto annuale di Esma che analizza l’evoluzione degli strumenti finanziari dal 2008 a oggi, a causa dei maggiori costi, i ritorni sui fondi gestiti attivamente sono inferiori, in media, a quelli gestiti passivamente.
I DATI
· Rendimenti volatili: la performance media del fondo non è stata superiore allo 0,2% nel 2018, mentre era dell’8,3% in termini lordi per un investimento di un anno nel 2017. Attualmente, poiché la pandemia di covid-19 colpisce i mercati dei titoli, gli investitori devono essere preparati a vedere significativi impatti negativi sui loro portafogli;
· Costi dei fondi: i costi, invece, sono rimasti sostanzialmente stabili e sono diminuiti solo marginalmente nel tempo. Per gli investimenti di un anno sono stati dell’1,5% nel 2018 rispetto all’1,6% nel 2017. In caso di bassa performance lorda annuale, l’impatto sui costi sui rendimenti finali degli investitori al dettaglio è più forte;
· Investitori retail: i costi continuano ad avere un impatto significativo sul valore finale di un investimento. I clienti al dettaglio pagano in media circa il 40% in più rispetto agli investitori istituzionali in tutte le classi di attività. Un ipotetico investimento al dettaglio decennale di 10mila euro in azioni, obbligazioni e fondi misti ha dato un rendimento netto di circa 16.160 euro per il periodo 2009-2018, con costi pari a circa 2.800 euro;
· Rischi: esposizioni a rischio più elevato comportano costi più elevati indipendentemente dalla classe di attività;
· Fondi attivi e passivi: sebbene i fondi Oicvm gestiti attivamente abbiano registrato sovraperformance lorde rispetto ai passivi e agli strumenti Etf, la differenza non era abbastanza elevata da compensare i maggiori costi addebitati dai fondi attivi. I costi erano superiori all’1,5% nel caso degli azionari attivi, mentre in media si aggiravano intorno allo 0,6% per i passivi ed Etf;
· Fondi di investimento alternativi: i dati sui costi continuano a non essere disponibili. I rendimenti lordi sono stati negativi per i tipi di fondi di investimento alternativi con grandi quote di investitori al dettaglio: -2,1% per i fondi di fondi e – 3,3% per la categoria Altro. Ciò riflette le scarse prestazioni osservate in tutte le classi di attività, in particolare alla fine del 2018.
“Il rapporto evidenzia la continua necessità per gli investitori al dettaglio di ricevere chiare informazioni sull’impatto dei costi sui rendimenti che possono aspettarsi di ricevere, consentendo loro di prendere decisioni di investimento informate – ha commentato il presidente Esma Steven Maijoor – Questo è un elemento chiave per raggiungere l’obiettivo di protezione degli investitori dell’Esma“.
I consulenti indipendenti
“I dati del report non fanno altro che confermare ciò che i consulenti indipendenti affermano da sempre, in base delle analisi condotte sui portafogli degli investitori”, ha commentato Luca Mainò, vicepresidente di Asso Scf. “Grazie alla consulenza indipendente è più facile per i risparmiatori retail individuare advisor e società indipendenti che li possano affiancare nella scelta degli investimenti più efficienti. Nel recente documento Esma di technical advice alla Commissione Europea, sull’impatto degli incentivi e della rendicontazione dei costi ai sensi di Mifid2 – prosegue Mainò – emerge infatti che la disclosure sui costi non sembra aver portato effetti sul tipo di servizio offerto dal sistema, in quanto per i clienti pare più importante il rapporto di fiducia con l’intermediario, che spesso è però basato su un’asimmetria informativa che non permette di avere completamente sotto controllo l’insieme dei dati sul proprio patrimonio.
C’è da dire che da diversi anni Borsa Italiana permette agli asset manager di quotare i propri fondi sul mercato ATFund, con un significativo risparmio per i clienti che arriverebbero addirittura a beneficiare di fees vicine ai livelli di quelle delle classi istituzionali; ma questa possibilità non ha riscosso molto successo, probabilmente per il fatto che non si vuole ‘disturbare’ l’industria distributiva.
Con i Consulenti Autonomi e le Società di consulenza finanziaria (riuniti rispettivamente in Nafop e AssoSCF), anche l’industria del risparmio si sta avvicinando al modello fee only. Oltre al fatto che alcune società di gestione hanno già predisposto delle classi clean fee, stiamo assistendo a nuovi servizi di banche e Sim che mettono a disposizione degli investitori con un contratto di consulenza indipendente con un Cfa o una Scf, tecnologia e strumenti ad hoc. Uno dei vantaggi per il cliente di queste nuove iniziative è proprio quello di poter sottoscrivere fondi o Sicav beneficiando del rebate in conto corrente della differenza di fee tra classe istituzionale e retail. In sostanza l’intermediario liquida al cliente direttamente in conto corrente il maggior costo della classe retail rispetto a quella istituzionale. Questo è solo l’inizio di una rivoluzione che investirà l’intera industria e, grazie alla consulenza indipendente che ha oramai innescato un processo virtuoso, porterà i benefici maggiori proprio agli investitori retail e alle loro famiglie”.
Livia Caivano - 10 Aprile 2020