Martedì 4 giugno - We Wealth
Il rientro dei tassi non garantisce che sulle scadenze più lunghe si verificherà un calo dei rendimenti, afferma a We Wealth Rocco Probo di Consultique Scf.
I giorni che hanno preceduto la riunione della Banca centrale europea, che annuncerà ufficialmente il primo taglio dei tassi questo giovedì, hanno visto un aumento dei rendimenti del Btp decennale – che il 29 maggio e poi nuovamente il 31, ha rivisto quota 4% per la prima volta da metà dicembre. Al 4 giugno, data di pubblicazione di questo articolo, il rendimento al 3,87% resta interessante, considerando i livelli medi degli ultimi tre mesi.
Il fatto che il taglio dei tassi Bce sia alle porte, come sottolineato anche in precedenti articoli, non farà necessariamente scendere i rendimenti dei Btp a lunga scadenza, che potrebbero restare un’opzione d’investimento attraente per chi prevede di mantenere in portafoglio i titoli fino a maturazione (incassando cedole e potendo contare sul rimborso finale del capitale investito). Chi volesse approfittare del calo dei rendimenti e incassare una plusvalenza vendendo i Btp prima della loro scadenza, dovrebbe però puntare su orizzonti medio-brevi.
Come muoversi sui Btp
“Direi che non vi è nessuna garanzia che la parte lunga della curva fletta in conseguenza alla decisione della Bce, sia perché il taglio di giugno è ampiamente previsto dal mercato (97% di consenso), sia perché la trasmissione della politica monetaria sulla curva dei rendimenti è molto più forte sulle brevi scadenze e molto meno sulle lunghe scadenze, dove pesano maggiormente fattori di crescita macroeconomica”, dichiara a We Wealth l’analista di Consultique Scf, Rocco Probo. Il Btp a 2 anni, ad esempio, rende al momento il 3,54% – circa 15 punti base in più rispetto a 12 mesi fa: è un esempio di orizzonte medio-breve che potrebbe osservare un calo nei rendimenti, che nel mercato obbligazionario corrisponde a un aumento dei prezzi dei titoli.
Per i cassettisti, ossia quegli investitori tipicamente poco inclini a operare attivamente sui mercati, il recente aumento nei rendimenti del Btp decennale potrebbe essere un nuovo momento favorevole per gli acquisti. “Nell’ottica di un cassettista un tasso del 4% sul Btp è sicuramente interessante in ottica di detenzione fino alla scadenza, soprattutto considerando che le aspettative di inflazione a dieci anni sono inferiori al 2%”, aggiunge Probo, “tale investimento, di conseguenza, genererebbe a dieci anni un rendimento reale pari a circa il 2%”.
Rientro dei rendimenti: come potrebbe svolgersi
L’errore, piuttosto, sarebbe quello di aspettarsi che i tassi d’interesse della Bce siano prossimi a tornare ai livelli pre-Covid: infatti, il rischio di inflazione troppo bassa che a lungo ha giustificato i tassi rasoterra nel periodo post-2008, non sembra più all’orizzonte. Al contrario, alcuni economisti temono che l’inflazione potrebbe restare un po’ più alta del 2%. “Con un’inflazione al consumo superiore al 2% e in accelerazione, un tasso di disoccupazione storicamente basso e una rapida crescita dei salari, l’avvio di un ciclo di tagli dei tassi potrebbe portare a un altro grave passo falso”, ha scritto su Project Syndicate l’ex governatore della Bundesbank, Alex Weber.
Lo scenario di un’inflazione che cala meno del previsto nell’Eurozona potrebbe ridurre lo spazio per trarre profitto dalla vendita anticipata delle obbligazioni, nella speranza che i rendimenti (e i tassi) si riducano in modo consistente. Secondo Probo, non si può escludere che si assista anche a riduzioni nel prezzo dei titoli di Stato italiani nel breve termine. “Per queste ragioni per tutto lo scorso anno e ancora adesso sui portafogli preferiamo delle esposizioni a breve”, aggiunge l’analista di Consultique, “pur inserendo moderatamente delle esposizioni a lunga in ottica di consolidamento del rendimento”.